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Stella Lombardo e Cristina Piccardo: Gabbie Stampa E-mail

01 Percorsi metropolitani fuori controllo

In collaborazione con: Comune di Genova - Assessorato alla Cultura; Genova Musei; Musei di Strada Nuova; Centro di Documentazione per la Storia, l'Arte e l'Immagine di Genova.

Genova - Foyer Auditorium di Palazzo Rosso - 1 febbraio/ 4 marzo 2007

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STELLA LOMBARDO e CRISTINA PICCARDO iniziano la loro formazione nel 1990 alla scuola di Giuliana Traverso. Dal 1996 al 2000 fanno parte del gruppo "Donne in Fotografia" con il quale espongono in diverse città italiane, negli Stati Uniti (New York, Seattle) e in Belgio. Esperienze comuni, affinità di idee e di sensibilità le portano dal 2000 a lavorare insieme per un progetto di ricerca sulla fotografia in bianco e nero, che continua in camera oscura dove curano personalmente lo sviluppo e la stampa delle immagini. Già nel 1999 nasce Dentro il cerchio magico, un lavoro sul circo come spazio atemporale, connotato da atmosfere oniriche e rarefatte. Nel 2000 con Davanti il mare, dietro la città realizzano un itinerario della memoria nel Porto di Genova, alla ricerca di un passato stemperato dalla realtà in continua evoluzione. Nel 2003 concludono un progetto, curato per anni, in cui si delinea con forza il loro concetto di fotografia: un percorso di vita all'interno del cimitero di Staglieno, mediato dalle parole del poeta medievale François Villon, dove il mezzo fotografico è il tramite tra due espressioni d'arte come la poesia e la scultura. Staglieno-Meditazioni fotografiche viene esposto presso i Musei di Nervi-Raccolte Frugone (catalogo Maschietto Editore) e l'intera opera è donata all'Archivio Fotografico del Comune di Genova. Nel 2004 con Pensiero in movimento (esposto a Villa Spinola Narisano-Centro Civico Cornigliano, catalogo Maschietto Editore) questa fusione tra varie espressioni artistiche diventa collaborazione con autori contemporanei: l'occhio fotografico dà una interpretazione emozionale dell'artista e della sua opera, l'artista ne è partecipe e interagisce con l'immagine fotografica 

"Abbiamo tracciato un itinerario nel paesaggio urbano di due grandi città: Parigi, perché l'amiamo, da sempre assoggettate alla sua bellezza e al suo fascino, e Berlino, perché ancora sospesa tra un futuro di rinnovamento e un passato recente difficile e doloroso di cui porta ancora segni evidenti.

Di queste città abbiamo percorso le nuove strutture, esempi portanti di architettura contemporanea: ci siamo tuffate nei gironi infernali di centri commerciali superaccessoriati, abbiamo camminato per stilizzati viali deserti in mezzo ad avveniristici grattacieli disabitati. E non abbiamo potuto fare a meno di chiederci: ma noi umani, che cosa c'entriamo con tutto questo?

Più o meno coscientemente ci siamo costruiti una gabbia scintillante e comoda dove si può fare a meno di pensare e l'infelicità è garantita. Siamo prigionieri di una città che non ha bisogno di noi, vive fuori del nostro controllo, ci abita, ci osserva indifferente, ci frastuona.

Alla ricerca più di domande che di risposte, abbiamo spostato il nostro sguardo dove si concentra l'opera di molti artisti contemporanei, spesso interpreti e ambasciatori del malessere. Visitando le Biennali d'Arte Contemporanea di Venezia, siamo state assalite da un unanime grido di dolore, frutto di consapevolezza e impotenza.

Non rimane che incominciare a porci quelle domande che la nostra rassegnata disperazione fa sembrare inutili. Prima fra tutte: dov'è la via di fuga?"

SUL CONTROLLO

di Ferruccio Giromini 

È ormai così "facile" fare fotografie nell'era digitale (telefonini compresi) che non ci si rende più bene conto di cosa significhi sul serio e in assoluto fotografare: documentare un frame di vita, bloccare un'immagine scelta, un rettangolo di realtà, una precisa porzione di spazio, un più o meno piccolo sospiro di tempo - scrivere con la luce.

Di ciò sono invece ben coscienti le componenti del dinamico duo Stella Lombardo & Cristina Piccardo, che alla fotografia si dedicano con vocazione e dedizione molto scrupolose. Come hanno già avuto modo di dimostrare in passato, e come riaffermano con questo ultimo lavoro che oggi mettono in mostra, per loro la fotografia non è semplice passatempo (né lavoro alimentare, per fortuna), ma sana e ricca espressione. Espressione di sé, certo, e nel loro caso specifico pure discussione, in quanto il prodotto finale nasce dalla composizione di due sé distinti, sgorga dal colloquio indefesso - ora preliminare e ora postliminare al lavoro "sul campo" - via via per decidere i paletti che delimitino il campo di azione, per affidarsi le parti rispettive del comune operare, per confrontare con analisi impietosa i risultati, per tagliare tagliare tagliare fino a giungere a quella specifica purezza significativa, tanto formale quanto contenutistica, inseguita e ricercata. Attraverso il progetto e grazie al controllo.

Dunque per il caparbio binomio Cristina/Stella ogni operazione (esposizione o pubblicazione che sia) non contiene più nulla di casuale quando infine viene data alla luce, ovvero affidata agli sguardi del mondo. Quando infine l'operazione-opera esce dal loro laboratorio fumante di dibattiti, e si dispiega un po' pudica e un po' sfrontata, si può star sicuri che essa è stata estenuantemente dibattuta e trascelta e saggiata e collaudata e verificata. Quel che noi vediamo è la punta - oramai cristallina - di un iceberg esplorato in tutte le sue possibilità di equilibrio e galleggiamento; quel che ne vediamo è l'essenza: decantata, filtrata, distillata.

Davvero la premiata ditta Lombardo & Piccardo intende la fotografia come scrittura luminosa, scrittura musicale. Ognuna delle immagini che giunge a condividere con le sorelle il pubblico palcoscenico equivale, pur nei suoi caratteri individuali, a un verso di poesia, a un capitolo di saggio, a una battuta di dialogo, a una strofa di canzone, al significativo gesto di un'unica coreografia. È l'insieme ciò che vale; ma non varrebbe altrettanto senza la scientifica armonia delle proprie componenti.

Chi avesse assistito alla progettazione e alla lunga genesi ed elaborazione del progetto "Gabbie", questa immersione nel cuore del (non)senso della città contemporanea che avvolge i suoi inquilini con personalità lontana ed enigmatica, avrebbe potuto rendersi conto di quanta attenzione le due fotografe pongano nel sorvegliare la propria scrittura (immaginifica: ma sempre scrittura è). Con questo lavoro, adesso disponibile coram populo, Cristina & Stella parlano senza parole di sé, del mondo attuale, della realtà - esterna e interna - condivisa da un qualunque cittadino europeo del terzo millennio; si esprimono in modi intensi, con passione e insieme con stile: ardimentose come esploratrici, distaccate come analiste, generose come missionarie, misurate come operatrici tecniche, serie come performer, disinvolte come veterane. Vere "professioniste" come solo i veri "dilettanti" sanno essere. E non senza impegno civile.

E ci offrono una risposta simbolica: una ricerca artistica: un viaggio emozionato ed emozionante che tuttavia si svela pure molto razionale e raziocinante. Lavorando sicure con le ombre e con le luci, con le linee curve e rette, con le forme e le deformazioni, ci introducono e ci accompagnano in un ideale labirinto metropolitano contemporaneo - percorso "fuori controllo" e tortuoso soprattutto a livello mentale, laddove le pareti ci si stringono addosso con linee cadenti o gli spazi ci si slargano davanti con inattese e ingovernabili vertigini. Benché prodotto umano, la città sa essere disumanizzante oggi non meno dell'archetipo biblico della Torre di Babele. Per cui noi non capiamo più gli altri e nemmeno noi stessi. Perdiamo l'equilibrio fisico, smarriamo gli equilibri psichici. La claustrofobia si sovrappone e si confonde con l'agorafobia. Le bocche parlano linguaggi incomprensibili come gli edifici, gli occhi mandano sguardi sfocati e indecifrabili, le barriere si avvertono invalicabili anche quando non ci sono, la pulizia è un inganno, la funzionalità inciampa e si tradisce ad ogni pie' sospinto. È il trionfo dell'artificiale e dell'artificioso.

Ma non ha senso limitarsi al pessimismo. Qualche benedetto filo Arianna deve averlo ben nascosto, in qualche angolo. E allora la caccia al tesoro può ricominciare: è una questione di sopravvivenza ma è pure un'alta sfida con se stessi, etica e - perché no? - estetica. La bellezza si può trovare ovunque, come hanno saputo dimostrare sporadiche personalità eroiche persino in situazioni del tutto disperanti, guerre, campi di sterminio, tragedie umanitarie di tutte le dimensioni. Allora comporre e controllare alcuni elementi bianchi e grigi e neri all'interno di un semplice parallelogramma può anche essere un buon metodo (un buon allenamento e un buon incitamento) per tentare di comporre e forse controllare i tasselli di un gioco ben più grande e ingovernabile, quello che tutti i giorni ci coinvolge tutti quanti.

 


 

 

 
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